Questa foto é un grande classico dei nostri lunghi viaggi in macchina. Nell'inquadratura si vedono di solito due o tre alpinisti sorridenti e pronti ad una nuova impresa e poi nelle retrovie si scorge Marco intento a ronfare sonoramente dopo i primi 10 minuti di macchina.
Siamo ad inizio Luglio e per la seconda volta di quest'anno ci dirigiamo in territorio svizzero affrontando le collaudate 5 ore di strada che ci portano prima sul passo del Sempione e da qui nel bellissimo distretto del Vallese.
Questa volta parcheggiamo a Randa, un piccolo paesino della vallata di Zermatt situato a un'altitudine di 1400 metri sul livello del mare.
Marco nel frattempo si é risvegliato e mentre prepariamo zaini e corde ci concediamo anche un selfie da 'veri duri'!
Il clima é mite e un bel sole illumina questo angolo di paradiso montano.
Alle 10 precise partiamo a camminare in direzione del Dom Hutte, il rifugio che ci ospiterà per la notte.
La salita di oggi é lunga già di suo perché questo angolo di Mattertal non ha impianti di risalita.
Bisogna partire a piedi dal fondovalle per poter accedere ai 'giganti' di questo angolo di Vallese.
La prima tappa della nostra salita la raggiungiamo alle 11 e un quarto quando davanti ai nostri occhi comincia a delinearsi la silhouette del lungo ponte sospeso che attraversa la vallata.
Si tratta del 'Charles Kuonen', un ponte strallato pedonale lungo 494 metri che si piazza al terzo posto a livello mondiale per lunghezza.
Lo percorriamo in fila indiana stringendoci sulla destra quando incrociamo qualche altro escursionista che lo percorre in senso inverso.
Le foto da qua sopra sono d'obbligo perché la vista sulle montagne circostanti é davvero magnifica!
Riprendiamo la nostra salita sul lato opposto della vallata e arriviamo all'attacco del sentiero attrezzato che caratterizza la parte alta della salita al rifugio.
Si tratta di una salita un po' più accidentata tra cenge e rocce con staffe e scalini di ferro che di tanto in tanto aiutano a superare i tratti più ostici.
Il panorama diventa sempre più grandioso man mano che prendiamo quota.
Alle nostre spalle, sul lato opposto della Mattertal, spiccano i giganti della Corona Imperiale.
Da destra a sinistra: Weisshorn, Zinalrothorn, Cervino fino al massiccio dei Breithorn che nella foto si trova a sinistra di Luca.
...e dopo qualche ulteriore tornante in mezzo a una pietraia ecco spuntare la sagoma del rifugio Dom Hutte con alla sua sinistra l'impressionante parete Ovest del Dom de Mischabel.
Sono le 13:30 ed é il momento di mettere qualcosa sotto i denti.
Oramai abbiamo trovato il nostro equilibrio culinario nei rifugi svizzeri: Rivella e Rosti.
La 'Rivella' é un bibita gassata ricavata dal siero di latte bovino e quindi contiene al suo interno lattosio e sali minerali da noi molto apprezzati per reintegrare dopo queste lunghe 'tirate'.
Il 'rosti' invece é un piatto a base di patate alle quali vengono aggiunte cipolle, pancetta, formaggio e anche uova. Originariamente mangiato dai contadini Bernesi per colazione é ormai divenuto un piatto nazionale molto apprezzato anche da noi turisti!
E' l'ora di fare un po' di nanna prima della cena di stasera.
Io come al solito non riesco a dormire e quindi gironzolo un po' per il rifugio scattando qualche foto al paesaggio e non solo.
La cena é alle 19 e anche stavolta si lascia mangiare grazie al classico piatto 'tutto in uno' che stasera prevede riso e pollo al curry!
A tavolo con noi ci sono anche due giovani francesi con l'aria un po' strapazzata. Da quello che sento mentre parlano tra loro oggi sono stati sul Dom quindi colgo l'occasione per chiedergli che condizioni hanno trovato.
La storia che ci raccontano non é delle migliori: fanno parte di un corso di alpinismo del CAS svizzero e oggi stavano scendendo dal colletto del Festijoch con una serie di corde doppie.
La loro istruttrice pare che non avesse fatto il nodo in fondo alle corde e fosse scesa troppo oltrepassando il fondo delle corde e cadendo per una quarantina di metri lungo la parete rocciosa.
Gli elicotteri del soccorso alpino svizzero erano stati chiamati e avevano prontamente recuperato l'alpinista portandola all'ospedale di Berna.
La notizia ci lascia un po' di tensione addosso, ma cerchiamo di non pensarci e ci godiamo ancora un po' di relax all'esterno del rifugio prima di andare a dormire.
(scoprirò qualche giorno più tardi che l'alpinista non ce la farà e morirà per le ferite riportate)
Inutile dire che come d'abitudine non riesco a chiudere occhio neanche a questo giro e quando l'impietosa sveglia delle 2:30 suona non ho problemi a mettermi ad alzarmi. Anzi, aspettavo con impazienza questo momento!
...e poi a quota 3400 metri circa comincia la neve del ghiacciaio Festigletscher che non é ghiacciata quindi proviamo a risalirla almeno all'inizio senza l'ausilio dei ramponi.
Saremo costretti a metterli dopo poche centinaia di metri a causa di un aumento della pendenza.
Alle 5 in punto siamo sotto la verticale del Festijoch, un colletto posto sulla cresta nord-ovest del Dom e che bisogna raggiungere per poter continuare la salita.
Per guadagnare il colletto bisogna superare un salto roccioso di un centinaio di metri sfruttando un sistema di cenge di roccia friabile.
Qui bisogna far attenzione a non far cadere delle rocce sulle cordate sottostanti perché ci va veramente niente.
'Hei Marco, girati che ti faccio una foto!'
E' inutile, non riuscirò mai a trovare dei compagni seri... :)
Alle 5:15 eccoci al colletto del Festijoch, i primi chiarori cominciano a delineare i contorni del paesaggio circostante.
E' il momento di fare una bella pausa riflessiva per decidere come continuare la salita.
Le possibilità sono due: scendere sul ghiacciaio dell'Hohberggletscher e seguire la via normale fino in cima al Dom de Mischabel oppure percorrere l'estetica (ma più impegnativa) Festigrat che dal colletto sale dritta fino in vetta percorrendo la cresta Nord Ovest della montagna.
Dopo un quarto d'ora di riflessione e di recupero delle energie spese per arrivare fin qui (siamo a quota 3723 metri) decidiamo di seguire l'estetica Festigrat anche se sappiamo dagli alpinisti di ieri che troveremo dei pezzi ghiacciati.
La prima parte della via é ripida e ci costringe a percorrere la neve del versante sinistro della cresta.
Un centinaio di metri oltre bisogna subito risalire uno scivolo di una ventina di metri completamente in ghiaccio.
Per evitare i successivi tratti ghiacciati decidiamo poi di portarci sul filo di cresta dove ora le rocce sono più abbordabili.
Da qui é fatta, le difficoltà tornano contenute e si procede spediti fino a quando si incontra di nuovo la neve e diventa solo più una questione di fatica per arrivare fino in cima.
Alla nostra sinistra la Nadelgrat si mostra in tutta la sua eleganza. Doveva essere l'obiettivo di questo weekend, ma alla fine le condizioni incerte del canalino di accesso al Durrenhorn ci hanno fatto propendere per il Dom de Mischabel.
La cresta finale é molto esile e fatichiamo un po' a fare una foto di vetta dove riusciamo ad essere tutti assieme.
Per scendere seguiamo la via normale che percorre il comodo ghiacciaio dell'Hohberggletscher per poi risalire una cinquantina di metri fino al Festijoch.
L'imponente parete Sud della Nadelgrat fa da scenario a questa prima parte del percorso di rientro.
Man mano che perdiamo quota prendono forma alla nostra sinistra gli imponenti seracchi del Dom che caratterizzano il suo nevoso versante Nord.
Ed ecco comparire la traccia di salita al colletto del Festijoch: l'ultima risalita della giornata dopo i 1600 metri di dislivello già percorsi dal rifugio fino in vetta al Dom.
E' fatta, da qui in giù é tutta discesa.
Il Sales comincia ad accusare un po' la lunghezza della salita e soprattutto é impensierito, come anche tutti noi, dalla discesa eterna che ancora ci separa dal rifugio in primis, ma soprattutto dalla macchina.
Come in tutte le cose bisogna fare un pezzettino alla volta e quindi cominciamo a disarrampicare e poi a calarci lungo la parete rocciosa sotto al Festijoch.
Questa parte é davvero delicata per la scarsa qualità della roccia. Il rischio di tirarsi rocce addosso tra cordate diverse é veramente alto se non si fa un po' di attenzione.
Da qui in giù sono ancora 7000 metri di dislivello su ghiacciaio e pietraia per raggiungere il rifugio.
Di fronte a noi la corona imperiale con i giganti del Vallese...
Scendendo sul ghiacciaio mi volto ancora una volta per immortalare una parte del lungo percorso che abbiamo seguito stamattina lungo la cresta della Festigrat (foto molto grandangolata).
Ancora un ritratto del DOm de Mischabel questa volta non grandangolato. La cresta seguita al mattino in salita é quella sulla sinistra della montagna.
Sono le 12:45 quando posiamo gli zaini sulla balconata del rifugio.
E' ora di reintegrare le energie perdute con un buon pranzo.
Ecco allora che ordiniamo il secondo Rosti del weekend dopo quello mangiato ieri.
Dopo mangiato regoliamo i conti con il rifugio e prepariamo gli zaini per la discesa.
Prima però ci concediamo una mezzoretta di tempo per dormicchiare sulla terrazza del rifugio
Alle 13:45 cominciamo la discesa che dopo ulteriori 1500 metri di dislivello ci farà tornare al paesino di Randa.
Torniamo nei pressi del ponte sospeso.
Questa volta per continuare la discesa non lo dobbiamo più attraversare, ma continuare a scendere su questo lato del vallone seguendo un sentiero parecchio ripido ma più diretto.
AL parcheggio della stazione ci concediamo un attimo di tempo per riprenderci dalla dura discesa.
Dalla cima del Dom fino a qui abbiamo sceso la bellezza di 3200 metri di dislivello e le gambe un po' hanno risentito del peso degli zaini.
Come dopo ogni gita fatta in terrirorio elvetico, comincia il lungo rientro in macchina.
Questa volta però il viaggio viene interrotto sulla salita verso il passo del Sempione dove un piccolo incendio sta bloccando il transito dei veicoli in attesa che i vigili del fuoco d'oltralpe ripristino la situazione.
L'occasione é buona per fermarci a fare una cena anticipata in un ristorantino sulla strada.
Per la combricola si tratta del terzo rosti (ovviamente) del weekend e viene particolarmente apprezzato.
Da questo weekend ci portiamo a casa un nuovo 4000 svizzero (il più alto 4000 completamente in territorio svizzero) e soprattutto tanti bei ricordi di fatica e amicizia vissuti assieme.