Sono cominciate da poco le vacanze estive e come l'anno scorso mi ritrovo una settimana di buono nella quale la moglie lavora ancora e posso approfittarne per far qualche uscita in alta quota con gli amici.
L'occasione é allora buona per compiere un'ultima gita in territorio svizzero.
Con Marco e Luca decidiamo di salire le cime Dufour e Nordend da Zermatt, due vette che abbiamo in mente da tanto tempo e che forse finalmente riusciremo a portare a casa.
Il bello di essere in vacanza é che per una volta possiamo prendercela comoda e la partenza viene effettuata già di venerdì pomeriggio, prima tappa Domodossola.
Qui infatti abbiamo adocchiato un comodo motel che a poco prezzo ci permetterà di dormire e di guadagnare al contempo tre ore di viaggio che non dovremo più sorbirci domani mattina.
Arrivati a Domodossola sistemiamo armi e bagagli nella stanzetta del motel e ci dirigiamo verso il centro città alla ricerca di un locale dove mangiare. La cittadina è molto carina e alla fine troviamo un'ottima pizzeria che ci fa mangiare divinamente a colpi di pan fritto e pizza napoletana.
Prendiamo ancora un gelato per concludere la cena e poi tutti a nanna nella stanzetta del motel ancora rovente per il caldo estivo del pomeriggio.
L'indomani facciamo apertura insieme ai camionisti alla mensa del motel dove mangiamo qualche crostatina accompagnata da un caffé per svegliarci.
Dopo colazione ci rimettiamo subito in macchina e ripartiamo alla volta di Zermatt.
In due ore circa passiamo il Sempione, scendiamo in svizzera fino a Visp e risaliamo la Mattertal raggiungendo il paesino di Tasch dove sistemiamo l'auto nel solito parcheggio multipiano della stazione.
Comincia l'avventura! Mettiamo a spalle gli zaini e andiamo a fare i conti con le macchinette della stazione per acquistare i poco economici biglietti dei treni svizzeri.
Il primo tratto ferroviario é tranquillo e percorre i pochi chilometri che separano Tash da Zermatt dove le macchine non sono ammesse e ci si muove solo con dei minuscoli pulmini elettrici (residenti a parte).
Dalla stazione di Zermatt si raggiunge una piccola stazione secondaria da cui parte il trenino della GornerGrat che ci porterà parecchio più in alto fino ai 2815 metri della stazione di Roten Boden (alla modica cifra di 130€ per un biglietto di andata/ritorno).
Alla stazione di arrivo ci si para davanti un panorama magnifico nonostante il meteo odierno non sia dei migliori.
Anche il Cervino ci osserva da lontano avvolto da un'insistente coltre di nuvole.
Dall'altra parte invece il lungo ghiacciaio del Lys ci fa alzare lo sguardo in direzione dei due massicci del Lyskamm e della Dufour.
Con molta tranquillità dopo alcune foto cominciamo a percorrere il lungo sentiero che ci porterà alla Monterosa Hutte, Nostro obiettivo di giornata.
Dopo una mezz'oretta circa di cammino in discesa, raggiungiamo un laghetto glaciale posto al termine del ghiacciaio che parte dalla punta di Jazzi.
Da qui bisogna perdere ancora qualche centinaio di metri scendendo lungo fasce rocciose e salti per cercare di raggiungere il sottostante ghiacciaio del Lys.
Alcune scale aiutano a scendere i tratti più ripidi
Il ghiacciaio del Lys nella parte bassa risulta parecchio provato da questa secca stagione ma si riesce a percorrere tranquillamente anche senza ramponi poiché il ghiaccio è duro e le spaccature nel tratto che dobbiamo percorrere non sono enormi.
Siamo scesi di circa 500 metri di dislivello e siamo nel punto più basso dell'intero weekend, ora non ci resta che salire.
Arriviamo alla base del versante di sfasciumi che scende dalla Monteerosa hutte. Da qui con pace e pazienza cominciamo a risalirlo lentamente fino ad arrivare ad un bellissimo laghetto glaciale, il Gornersee.
Contorniato il bel laghetto sul suo lato destro e senza troppi indugi risaliamo lungo un sentiero tortuoso fino a giungere in vista del rifugio.
Per oggi le fatiche sono terminate, é il momento di rilassarsi un po' e le amache sulla terrazza in legno fanno proprio al caso nostro.
Il Monterosa Hutte é di recente costruzione (ha poco più di 10 anni) e il suo interno è veramente molto bello: si tratta di una struttura circolare tutta in legno che ruota attorno al nucleo centrale costituito dalla cucina.
Ricevuti gli onori di casa da una delle ragazze che gestiscono il rifugio, saliamo a sistemare gli zaini nella nostra stanza al primo piano. Mangiamo ancora un boccone di pranzo nella sala mensa e poi torniamo in camera per provare a dormire qualche ora prima della cena.
Dopo 3 ore circa di dormiveglia scendiamo in refettorio insieme agli altri alpinisti.
La cena viene servita puntuale alle 18:30 ed è in classico stile svizzero con piatti stravaganti ma in fin dei conti nutrienti.
Non manca mai il piatto forte che di solito è un mix tra primo secondo e contorno di verdure.
A questo giro si tratta di riso in bianco, pollo e peperoni il tutto immerso in un brodino che non abbiamo saputo decifrare.
Mangiato anche il dolce usciamo sulla terrazza del rifugio. Qui tra qualche decina di minuti ci attenderà il magico spettacolo del tramonto sul Cervino.
Per la gita di oggi la sveglia é impietosa e suona alle 2:30
Purtroppo, come spesso mi succede durante le spedizioni in alta quota, anche questa notte non sono riuscito a chiudere occhio e la faccia che mi ritrovo al mattino seguente ne è la prova (non che quelle di Marc e Sales sembrino molto più riposate della mia! :D ).
La colazione nei rifugi svizzeri é spesso frugale e si basa sovente sulla combo thé caldo + spalmate di marmellata con le poche fette di pane che il rifugio dedica ad ogni tavolo.
Alle 3:30 siamo pronti a partire e cominciamo finalmente a camminare sotto ad una magnifica stellata.
I primi 400 m di dislivello si svolgono tra rocce e sfasciumi ma ecco che finalmente a quota 2500 m comincia la neve.
E' il momento di calzare i ramponi, prendere la piccozza e legarsi in una cordata a tre.
La parte iniziale del ghiacciaio è infatti un labirinto di crepacci e bisogna seguire fedelmente la traccia GPS fatta da chi é passato nei giorni precedenti e io fortunatamente ne ho trovata una di due ragazzi che sono saliti ieri.
Da un giorno all'altro infatti le tracce sul ghiaccio spariscono a causa del vento e perdere la giusta strada con così poca luce é un attimo.
Parto allora in testa alla cordata seguendo fedelmente la traccia riportata sull'orologio spesso facendo dei giri strani ma utili per evitare i crepacci più grossi.
Per fortuna alle 5 mezza ecco comparire i primi bagliori dell'alba che cominciano a delineare i profili delle vette circostanti.
Mano a mano che saliamo il manto glaciale si fa più uniforme permettendoci di procedere più rapidamente rispetto a prima.
Alle nostre spalle la luce comincia a colorare le vette della vallata di Zermatt.
Dietro di noi infatti svettano il Cervino i Breithorn e tutti i 4000 della Corona Imperiale.
Il freddo è pungente e in quota oggi è previsto molto vento... Speriamo bene!
Con la mia solita sfiga ho dimenticato il copricollo a casa e ne ho improvvisato uno mettendomi una fascia antivento all'altezza del collo.
Alle 7 giungiamo finalmente in vista della Sattel e della cresta finale della cima Dufour. E' il momento di abbandonare la traccia che continua a sinistra in direzione della punta Nordend e che percorreremo al rientro.
L'emozione è tanta mentre percorriamo gli ultimi tornanti prima del colletto ma una volta giunti alla Sattel siamo costretti a tornare coi piedi per terra e ben concentrati sulla salita. Come da previsioni infatti il vento a 40 km all'ora con raffiche fino a 80 km all'ora si presenta puntuale appena giungiamo in cresta. Nella prima parte siamo costretti letteralmente a camminare piegati in avanti per non essere scaraventati via dalla cresta dalle forti folate.
Cominciamo a prendere quota superando alcune cordate che ci precedevano più lente (o titubanti a causa delle condizioni metereologiche).
Raggiungiamo il culmine di una prima rampa di neve abbastanza ripida raggiungendo una fascia di rocce rotte.
In un tratto di cresta più esile e ventoso vediamo una scena inquietante di due adulti legati in cordata ad un bambino che procedono strisciando carponi sulla neve per la paura dell'esposizione e si fermano seduti su una roccia poco oltre (in mezzo al passaggio) visibilmente provati.
Passandogli accanto gli chiediamo se va tutto bene e fanno cenno di si, ma si capisce che non sono per nulla a loro agio. Per fortuna dietro di noi ci sono parecchie altre cordate che stanno salendo quindi procediamo oltre.
La cresta ora ci offre un attimo di tregua e spiana per un cinquantina di metri permettendoci di riprendere fiato, siamo già oltre quota 4300m.
Per fortuna Anche il vento diminuisce e ci consente di godere appieno del meraviglioso panorama circostante.
Dopo il breve tratto pianeggiante una seconda rampa molto ripida di neve ci conduce nei pressi dell'ultimo tratto di cresta.
Un ultimo passaggio per superare il camino roccioso appena prima della vetta.
Per fortuna c'é in loco un 'comodo' canapone che ci aiuta a superare questo tratto di rocce verglassate. Sarebbe infatti abbastanza pericoloso da percorrere senza protezioni.
Non siamo ancora neanche a metà gita, quindi dopo esserci concessi qualche minuto di contemplazione ricominciamo a muoverci.
Scendiamo al colletto che si trova poco oltre la croce di vetta dove si trova la prima delle soste di calata che permettono di raggiungere la sottostante Silber Sattel, un bellissimo colletto nevoso posto tra le cime Dufour e Nordend.
Marc mi raggiunge con la terza calata in doppia.
Una volta erano presenti dei canaponi in questo tratto che permettevano di risalire dalla Silbersattel alla Dufour, ma negli anni si sono rovinati fino a venir definitivamente rimossi. Risalire questo ripido canale ghiacciato costituirebbe un'ardua impresa in queste condizioni.
Effettuata anche la quarta ed ultima calata raggiungiamo in discesa la sella nevosa dalla quale cominciamo a risalire la cresta sud della Nordend.
Vado avanti io e con passo spedito in una decina di minuti raggiungiamo il castello sommitale della Nordend.
Qui la cresta diventa rocciosa e si impenna e mi fermo a valutare il da farsi.
Alla fine decidiamo di seguire una traccia che si abbassa verso sinistra e che sembra contornare la fascia rocciosa passando sul lato Ovest della cima.
La scelta é buona, passiamo sul versante Ovest dove risaliamo ancora un camino di roccia mista a neve e alle 11:15 siamo in cima all'esile cima della Nordend!
Gran soddisfazione del gruppo per il raggiungimento del secondo obiettivo di giornata.
Ci prendiamo qualche minuto per fare delle foto (compreso l'ennesimo selfie storto dl Sales!) e poi torniamo sui nostri passi per percorrere a ritroso la cresta verso la Silbersattel e da lì la lunga discesa verso Zermatt.
Raggiunta nuovamente la sella nevosa tra le due cime tiriamo un respiro di sollievo, la parte più esposta della gita é finita.
Ora bisogna ridiscendere il Grenzgletscher che spesso nelle ultime stagioni si é rivelato un problema per gli alpinisti che dovevano percorrerlo.
La parte alta di questo ghiacciaio infatti, a causa della sua ripidità, presenta profondi crepacci e alti seracchi che spesso obbligano gli scalatori a notevoli deviazioni per superarli e riuscire a scendere.
Quest'anno però la fortuna é dalla nostra parte e tutti i crepacci sono ben chiusi e un'ottima traccia ci conduce giù zigzagando un po' a destra e un po' a sinistra intervallata di tanto in tanto con qualche saltino di neve comunque facilmente scendibile.
Alle 12:30 ci ricongiungiamo finalmente con la traccia di salita che deviava verso la Dufour.
Il caldo comincia a farsi sentire, facciamo una pausa per togliere i piumini e cogliamo l'occasione per guardare indietro il lungo percorso oltre il filo dei 4000 metri che abbiamo seguito oggi.
Continuiamo il cammino riseguendo le tracce percorse questa mattina.
Ora in ghiacciaio é di nuovo continuo e scorrevole.
Superato anche l'ultimo dedalo di crepacci rimettiamo piede sulle pietraie della parte bassa.
I giganti della Mattertal continuano a fare da magnifica cornice alla nostra discesa.
E alla fine eccolo qua come un miraggio diventato realtà.
Non abbiamo neanche fame, ma decidiamo comunque di mangiarci un toast prima di scendere verso valle.
Alle 15:30 il nostro viaggio ricomincia.
Questa volta per tornare al trenino del Gornergrat decidiamo di percorrere il sentiero 'alto', una variante aperta negli ultimi anni per raggiungere il rifugio in tarda stagione scialpinistica.
Il sentiero però si rivela più che altro una 'traccia' che passa il tempo a zigzagare attorno massi, guadando fiumiciattoli e sfruttando di tanto in tanto qualche scaletta e gradino di ferro conficcato nelle rocce.
Il risultato é che per percorrere 800 metri di sentiero lineare ci si impiega buoni 45 minuti a causa della tortuosità del percorso.
Uno sguardo indietro verso il rifugio ormai piccolo piccolo sulla destra della fotografia.
Raggiungiamo infine la parte alta del Gornergletscher per il quale bisogna rimettere i ramponi e attraversare un altro paio di chilometri seguendo dei paletti che fanno compiere all'alpinista un tortuoso percorso per evitare i crepacci del tormentato ghiacciaio.
Non riusciamo a capire se sia stata una scelta azzeccata rispetto al sentiero basso che con più dislivello, ma a nostro avviso più velocemente, riporta alla zona dei laghetti glaciali del Gorner Gletscher.
Poco importa, ormai é quasi fatta!
Risaliamo il lungo sentiero che lentamente riporta verso il trenino del Gornergrat.
E alle 18 eccoci finalmente arrivati alla stazione di Rotenboden. Il trenino passerà tra mezz'ora circa quindi possiamo rilassarci finalmente seduti su una panchina.
La discesa in trenino sarà il solito ritorno alla realtà, schiacciati in mezzo alle masse di turisti che scendono dalla stazione del Gornergrat, ma a noi non importa perché l'obiettivo ormai é solo più quello di arrivare alla macchina e da qui a casa dopo un lungo viaggio di ritorno.
Dal parcheggio di Tasch comincia il rientro. Guido io il primo pezzo perché il Sales é sconvolto (come spesso accade) dalla lunga discesa, Marc il primo pezzo di viaggio 'deve' dormirlo e quindi le alternative rimangono poche.
Alle 19:40 inforco quindi gli occhiali e mi metto alla guida dell'auto.
Dopo la notte praticamente insonne passata al rifugio é l'adrenalina post gita che mi tiene sveglio e concentrato sulla strada.
Arrivati a Domodossola però i morsi della fame e la stanchezza ci impongono di fermarci a far cena.
Vogliamo andare sul sicuro e quindi rieccoci seduti alla stessa pizzeria di venerdì a gustarci piatti di pan fritto e 4 belle pizze napoletane.
Dopo cena Marc si ripiglia e guida le ultime 2 ore e mezza che ci separano da casa.
Arriviamo a Cuneo all'una di notte, scendiamo dalla macchina e trasbordiamo gli zaini. Un abbraccio e un ultimo saluto poi ognuno va per la sua strada.
Che giro ragazzi! Ce lo ricorderemo tutti e tre per un po'.