19 Luglio 2020. Sono le 4 di mattina e due loschi figuri armeggiano nel parcheggio dell'Auchan di Cuneo.
Siamo io e il doc che stiamo caricando gli zaini e l'attrezzatura nella mia macchina.
Domani infatti saliremo sul Monte Bianco e per riuscirci bisogna già partire oggi di buon'ora per raggiungere Courmayeur.
A queste ore non si incontra nessuno in autostrada e alle 6 siamo già parcheggiati nella piazza del mercato della cittadina Valdostana.
Il primo pullman per salire a La Visaille partirà alle 7 quindi abbiamo ancora un'oretta di buono per rilassarci un po'.
Alle 7:45 la tragedia: Andre ha dimenticato gli scarponi nella sua macchina. L'amico non si da pace per la dimenticanza e contatta le sue conoscenze valdostane in cerca di un paio di sarponi da affittare, ma é domenica e quasi tutti i negozi sono chiusi o aprono alle 10.
Dopo vari giri per Courmayeur ci rendiamo conto che l'unico negozio che oggi é aperto e che affitta scarponi si trova a 20 metri da dove abbiamo parcheggiato e grazie alla gentilezza di un receptionist riusciamo a trovare un paio di scarponi ancora prima dell'apertura del negozio.
Alla fine é andata bene e riusciamo ancora a prendere il pullman delle 8 per salire a La Visaille.
Vista l'emergenza covid i pullman sono gratuiti in questo periodo e a bordo ci siamo solo noi e l'autista.
Finalmente alle 8:45 si parte a camminare dallo Chalet del Miage una baita-ristorante dove fa capolinea il pullman, siamo a 1650 metri di altitudine e da qui comincia il nostro viaggio.
L'obiettivo del primo giorno é quello di risalire il ghiacciaio del Miage fino a raggiungere il rifugio Gonella, un'ardita costruzione situata sul versante Est del contrafforte roccioso delle Aiguilles Grises a 3071 mt.
Partiamo quindi a camminare di buona lena dapprima su strada asfaltata e poi sterrata.
Arriviamo quasi in vista del Lago Combal, esteso acquitrino dove abbandoneremo il sentiero principale voltando a destra per andare verso il ghiacciaio del Miage.
Al Bar Combal (che in questo periodo non sembra gestito) finisce la comoda strada militare e si comincia a seguire un sentiero.
A sinistra in lontananza si vede la nevosa punta dell'Aiguille de Bionassay mentre a destra svetta l'ardito triangolo roccioso facente capo all'Aiguille Noire de Peuterey.
Si risale l'enorme morena che limita a sinistra il Ghiacciaio del Miage.
Salendo si gode di una magnifica vista sul Lago di Combal e sul verdeggiante vallone de la Lex Blanche.
...ma alla fine eccoci sulla sua cima.
Il ghiacciaio del Miage sembra un fiume in piena di detriti che nei millenni ha scavato i versanti delle montagne per far posto al suo alveo roccioso.
Continuando a seguire la cima della morena lungo vaghe tracce di sentiero, alla fine troviamo un 'passaggio' non proprio comodo dal quale riusciamo a scendere nella conca del ghiacciaio.
Percorriamo ora il ghiacciaio del Miage che si presenta quasi completamente ricoperto di pietrame.
Bisogna fare attenzione a dove si passa perché non c'é un sentiero preciso e ogni tanto si aprono crateri nel terreno che ospitano piccoli laghetti glaciali...
Ma alla fine il manto nevoso diventa continuo e si può procedere più speditamente facendo attenzione agli ultimi crepacci.
A quota 2650 circa la traccia devia a destra abbandonando il letto del ghiacciaio del Miage e portandosi sul contrafforte roccioso facente capo alla soprastante Pyramide des Aiguilles Grises.
La salita continua ora lungo un sentiero ripido e parzialmente attrezzato che si snoda lungo terrazze di erba e sfasciumi (Chaux de Pesse).
Alle nostre spalle si scorgono le cime ghiacciate delle Aiguilles de Trelatete, semplicemente magnifiche...
Ogni tanto si trova qualche gradino di ferro conficcato nella roccia e addirittura qualche scaletta (anche se in condizioni non proprio eccellenti).
Alla fine alle 13:30 dopo una salita finale sembrataci eterna eccoci al rifugio Gonella.
Il gestore ci accoglie cordialmente e ci fa vedere i nostri posti letto.
Io e Andre ci sistemiamo e ordiniamo due piatti di pasta per fare un boccone di pranzo.
Mentre aspettiamo che il cibo sia pronto ci godiamo il magnifico panorama che offre la terrazza del rifugio.
Si vede bene tutto il percorso che abbiamo fatto oggi per risalire il ghiacciaio del Miage.
...mentre a sinistra c'é il tormentato ghiacciaio del Dome e più in alto la vetta del Bianco, nostra meta di domani.
Finito pranzo torniamo in camera per cercar di dormire ancora un paio di orette in attesa della cena.
Alle 18:30 il gestore ci chiama per la cena!
In tutto saremo una ventina di persone a pernottare questa sera e tutti abbiamo come meta il Bianco.
La cena viene servita velocemente e una volta regolato il conto col gestore e lavati i denti andiamo subito a nanna per cercare di dormire ancora qualche ora prima della levataccia.
Purtroppo fa molto caldo nei dormitori e prender sonno é davvero difficile (almeno per me).
A mezzanotte in punto cominciano a suonare le sveglie, é l'ora della colazione!
L'obiettivo é quello di essere rapidi perché non si sa quanto tempo porterà via la salita e vista la lunghezza del percorso che ci aspetta é bene partire il prima possibile anche per evitare eventuali ingorghi lungo la salita.
Detto fatto prepariamo velocemente gli zaini e ci fiondiamo giù a metterci imbraghi e ramponi.
All'1:00 io e il doc siamo pronti a partire e cominciamo a seguire le cordate che ci precedono nell'oscurità.
Si comincia subito seguendo il delicato sentierino che tagliando alcuni ripidi pendii ci porta sul ghiacciaio del Dome in una decina di minuti.
Risaliamo il ghiacciaio del Dome seguendo la traccia battuta e ribattuta nei giorni dalle cordate che salgono al Bianco lungo questo versante italiano.
Alle 2:30 siamo sotto al Colle des Aiguilles Grises dove un breve salto di roccia unito al vento sta bloccando le cordate che ci precedono.
L'attesa dura una mezz'ora buona e siamo costretti a coprirci con i piumini a causa del vento freddo che ha cominciato a soffiare dall'alto.
Alla fine il salto di roccia non risulta niente di difficile anche perché una corda fissa lasciata in loco aiuta gli alpinisti a tirarsi letteralmente su a braccia, ma salire con le punte dei ramponi appoggiate alla parete di pietra non é risultato congeniale a tutti.
Siamo sul Colle des Aiguilles Grises (3810 mt)!
Ancora 200 metri di dislivello lungo un ripido pendio nevoso ed eccoci finalmente a quota 4000 mt.
Ci troviamo ora sul cosiddetto Piton des Italiens, un'esile crestina nevosa da percorrere con molta attenzione perché precipita a picco a sinistra sul versante francese e a destra su quello italiano.
Terminato un primo tratto affilato ma pressoché pianeggiante (tenendoci dapprima sul lato italiano e poi spostandocì leggermente su quello francese) la cresta nevosa si allarga e dopo un po' la pendenza torna ad aumentare.
Davanti a noi si scorgono le prime cordate che stanno già attaccando il Dome de Gouter.
Dopo altri 300 metri di dislivello che ci sono sembrati infinti, superiamo anche noi il Dome de Gouter e alle 5:30 ci uniamo alla traccia della normale francese.
Io e il doc siamo abbastanza provati fisicamente, ma cerchiamo di non fermarci per raggiungere ancora la Capanna Vallot.
Il sole sta nascendo e la vista é magnifica. Alle nostre spalle il Dome de Gouter si tinge di rosso e a sinistra ancora in ombra si vede l'affilata cresta del Piton des Italiens percorsa qualche ora prima.
Davanti a noi invece comincia l'Arete des Bosses (le Cresta dei Dossi) che ci condurrà fino in cima al Monte Bianco.
Siamo sulla Grande Bosse a 4500 metri circa di quota e la strada da percorrere sembra ancora interminabile.
Una decina di minuti più tardi siamo sulla Petite Bosse dalla quale vediamo poco più avanti l'arrivo dello sperone della Tournette, vecchia via normale italiana al Monte Bianco.
Anche una volta superati i Rocher de la Tournette a quota 4700 metri circa continuano a comparire nuovi tratti di cresta...
...ma alla fine eccoci in cima ai fatidici 4810 metri del tetto d'Europa.
Sono le 8 di mattina, siamo distrutti ma felici!
Un simpatico inglese che abbiamo già incontrato salendo ci scatta gentilmente una foto.
E' tempo di una meritata pausa.
Mangiando qualche barretta congelata ci godiamo il panorama che é meraviglioso.
Oggi non c'é una nuvola in cielo!
Il Mont Blanc de Courmayeur sembra ad un passo di distanza, ma raggiungerlo richiederebbe tempo ed energie che non abbiamo più.
Alla fine prendendo il coraggio a due mani cominciamo a scendere a ritroso lungo l'Arete des Bosses.
La giornata continua a regalarci panorami fantastici.
Nella foto la gobba nevosa della Grande Bosse.
Alla capanna Vallot alcuni alpinisti si apprestano a distendere i loro parapendii per un'emozionante discesa molto più veloce di quella che attende me e il doc.
Se ripercorressimo a ritroso la via di salita del versante italiano vi sarebbe il rischio di apertura di crepacci e allora decidiamo di percorrere la via normale francese che scende verso il refuge Gouter e poi verso il Nid d'Aigle.
Torniamo quindi fino nei pressi del Dome de Gouter dove tralasciamo sulla sinistra la traccia verso il rif. Gonella percorsa stamattina e teniamo la destra seguendo la traccia che scende verso la Francia.
Alle 11 dopo aver percorso gli infiniti zigzag nella neve giungiamo in vista del rifuge de Gouter dove ci fermiamo per sgranocchiare le ultime provviste che ci sono rimaste.
Siamo a quota 3800 metri e per arrivare al trenino di Nid d'Aigle dobbiamo ancora scendere altri 1500 metri di dislivello.
La discesa verso il sottostante Refuge de Tete Rousse é tutt'altro che simpatica.
Si tratta infatti di scendere un ripido versante franoso attrezzato in stile via ferrata con dei cavi sfilacciati che spesso lacerano i guanti e si piantano nella carne delle mani se non si fa molta attenzione.
Alla fine del ripido versante bisogna ancora attraversare il famigerato Grand Couloir famoso per le frequenti scariche di pietre che spesso colpiscono gli alpinisti che lo attraversano di corsa per ridurre il rischio.
Come consigliato da una guida francese non ci moschettoniamo al cavo di sicurezza che pende da un lato all'altro del canale, ma lo attraversiamo velocemente in libera.
E' fatta, fine delle difficoltà oggettive.
Mentre scendiamo non possiamo fare a meno di notare la sagoma slanciata dell'Aiguille du Midi, punto di partenza della via dei Trois Mont Blanc sempre per salire sul tetto d'Europa.
Gli ultimi 400 metri di dislivello li percorriamo col pilota automatico, quasi correndo.
La stanchezza ci fa infatti scendere a gamba sciolta tanta é la voglia di arrivare alla fine di questa lunga gita.
E alle 14:30 eccoci finalmente al Nid d'Aigle, stazione di arrivo del trenino a cremagliera che ci riporterà a valle.
Purtroppo la massa di turisti ci fa perdere sia il trenino delle 14:30 che quello delle 15:30.
Io e Andre ne approfittiamo per ammirare il panorama che si gode da qua e per riposarci un po' nel locale dietro alla stazione.
Alle 16:30 é il nostro turno e saliamo a bordo ammassandoci come sardine in barba a tutte le norme anticontagio che abbiamo seguito questa primavera e che anche adesso andrebbero seguite...
Alla stazione di Bellevue scendiamo dal trenino per andare a prendere la funivia che in 10 minuti ci porta nel fondovalle nella cittadina di Les Houches.
Per fortuna mentre aspettiamo il primo bus per Chamonix, socializziamo per così dire con una guida veneta la cui cliente ci concederà gentilmente uno strappo con la sua macchina attraverso il tunnel del monte Bianco fino a Courmayeur.
Alla fine alle 18:30 eccoci di nuovo al parcheggio del mercato, pronti per il lungo viaggio di ritorno verso Cuneo.
Grande soddisfazione per questa gita decisa all'ultimo un paio di giorni fa e accompagnata da un meteo strepitoso su entrambi i giorni.
Un grazie sentito e sincero ad Andre che mi ha accompagnato in questa piccola avventura e che é riuscito a portare a termine brillantemente la missione nonostante un paio di scarponcini non suo.
Anche se il Monte Bianco risulterà l'unico 4000 dell'anno, io e il doc non potremo che ritenerci ugualmente appagati dalla bellezza di questo viaggio ad alta quota e per la sensazione di profonda soddisfazione che ci ha lasciato dentro.