Quato weekend si prospetta un'altra gran due giorni in Val d'Aosta sempre in compagnia di doc, Moli e Sales.
L'obiettivo questa volta é di salire il Dent d'Herens, un magnifico dente di neve e roccia di oltre 4000 metri che spicca elegante dalla cresta che lo unisce al Cervino distante pochi chilometri.
Detto fatto domenica mattina partiamo da Cuneo alle 6:30 con la macchina di Loris e col mio furgoncino sul quale abbiamo caricato le nostre 4 mountain bike.
Il viaggio in macchina é lungo. Dapprima risaliamo il Piemonte, poi attraversiamo la Val d'Aosta fino al suo capoluogo dove imbocchiamo un lungo vallone sulla destra che dopo altri 40 minuti di alpeggi e tornanti ci porta fino alla diga di Place Moulin.
Fuori le bici dal furgone, zaini pesanti in spalla e via sulla strada sterrata!
L'idea delle bici é una genialata perché permette di percorrere velocemente i primi 5 km su strada militare che con un bel po' di saliscendi percorrono tutto il lato destro orografico del lungo lago di Place Moulin.
Finito di costeggiare il lago superiamo il rifugio di Prarayer e continuiamo ancora per un km circa lungo la strada che risale il vallone.
Trovato una zona un po' riparata tra i pini leghiamo le quattro bici e cominciamo a risalire il sentiero che costeggiando il fiume Buthier ci porterà dopo un lungo percorso al rifugio Aosta, la nostra meta di oggi.
Superata una prima parte più ripida di sentiero entriamo nella parte superiore del vallone.
Già solo arrivare al rifugio é un bel viaggio di più di 7 km dal luogo dove abbiamo posato le bici. Il paesaggio d'altro canto é incantevole, i versanti del vallone sono costellati di rigagnoli dovuti allo scioglimento dei soprastanti ghiacciai delle 'Grandes Murailles' e di 'Tsa de Tsa'.
Alla fine della vallata un salto roccioso blocca il passaggio e si presentano due vie possibili per salire al soprastante rifugio Aosta: superare direttamente il salto seguendo il 'sentiero vecchio' o sfruttare la morena sulla destra per salire su detriti e raggiungere il ricovero con percorso più lungo, ma più sicuro.
Scegliamo questa seconda opzione e risaliamo con fatica la traccia che si inerpica per detriti fin sopra la morena.
Percorrendo ora il filo della morena in direzione del rifugio superiamo un ruscello generato dalla neve di scioglimento del ghiacciaio delle 'Grandes Murailles', scendiamo per un centinaio di metri di dislivello, attraversiamo una chiazza di neve da cui il sentiero ricomincia a prendere quota e risalendo le ultime curve giungiamo finalmente alla nostra destinazione.
Siamo affamati e ci facciamo preparare dal gestore del rifugio una tazza di tè e una fetta di torta.
Sistemati i sacchi a pelo nella camerata usciamo nel piazzale di fianco al rifugio per assaporare ancora le ultime ora di sole e goderci il magnifico panorama della vallata che abbiamo risalito oggi.
La cena al rifugio Aosta viene servita alle 18:30, tanto il 90% degli alpinisti domani tenteranno la salita al Dent d'Herens e la sveglia sarà alle ore piccole.
Un ultimo sguardo verso la meta di domani: il Dent d'Herens svetta in lontananza illuminato dagli ultimi raggi di sole.
Sono le 21 ed é ora anche per me di tornare in camerata dove, nonostante il caldo della camerata, mi addormento come un sasso insieme ai miei compagni di avventura.
Dopo qualche ora di sonno ecco suonare la sveglia che ci riporta alla realtà. Sono le 2:30, la colazione al rifugio é veloce e spartana e alle 3:15 ci mettiamo in marcia verso il Dent d'Herens.
Siamo tra gli ultimi a partire dal rifugio, la nostra tattica sarà quella di partire con calma per non bruciarci e portare a casa la conquista del nostro 4000.
Dopo aver risalito faticosamente la morena che scende dal ghiacciaio delle 'Grandes Murailles' mettiamo piede sulla prima neve della giornata intorno alle 4:00. Cambio di assetto e attacchiamo i ramponi sotto agli scarponi.
Risaliamo il ghiacciaio per tutta l'ora successiva fino a raggiungere il canalino con le catene fisse che aiutano a salire al Colle Est di Tiefenmatten.
Progrediamo lungo il canalino in conserva facendo attenzione a non far franare pietre su chi ci segue.
L'uscita sul colle é spettacolare, finalmente un po' di luce! Una leggere coltre di nubi insiste ancora sopra di noi, ma sul lato svizzero bagliori di luce rosata dipingono il ghiacciaio di Tiefenmatten.
Comincia ora la cavalcata lungo questa cresta rocciosa detta cresta di Tiefenmatten che si stacca dal versante Ovest della montagna.
Percorriamo la cresta in conserva assicurandoci solo in qualche passaggio un po' più esposto ai chiodi che gli alpinisti hanno lasciato sulla via nel corso degli anni.
Alle 6:30 siamo finalmente giunti a ridosso della parete Ovest del Dent d'Herens.
Nuovo cambio di assetto per affrontare il ripido scivolo di neve e ghiaccio che caratterizza la parete Ovest della montagna.
Con picca e ramponi cominciamo a salire la parte alta della montagna evitando qualche crepaccio e tenendoci sempre sulla destra salendo.
Dopo una ventina di minuti di ascesa ricominciano ad affiorare le rocce del filo di cresta.
Ne approfittiamo subito per toglierci i ramponi e risalire tra sfasciumi verso il castello sommitale della montagna.
Superato anche un ultimo tratto di lastroni rocciosi intervallati da solidi ancoraggi in metallo arriviamo finalmente in vista della vetta!
Ci aspettano solo più una ventina di metri da percorrere su un'esile cresta di roccia con l'Italia a destra e la Svizzera a sinistra ed é fatta!
Foto di vetta con i compagni di avventura.
Dietro di noi si vedono bene il Cervino sulla sinistra e il massiccio del Monte Rosa in secondo piano sulla destra.
Sono le 8 del mattino, il tempo é magnifico e verrebbe voglia di fermarsi quassù per ore a rimirare il paesaggio, ma ci aspetta un lungo viaggio di ritorno quindi non indugiamo troppo e dopo una mezz'oretta di contemplazione e recupero delle energie cominciamo a scendere.
Nella foto si vede bene la via da percorrere seguendo il filo di cresta sulla sinistra: placconate di roccia da disarrampicare, scivolo di neve e cresta Tiefenmatten.
Andrea getta un ultimo sguardo alla montagna che abbiamo scalato oggi. La bellezza del paesaggio lascia senza fiato.
La via del ritorno sul ghiacciaio diventa delicata per il gran caldo che fa. Prestiamo particolare attenzione a superare con un salto un paio di crepacci davvero profondi.
Continuiamo a scendere con attenzione e alla mezza siamo di nuovo sulle pietraie che scendono verso il rifugio Aosta.
Ritorno al rifugio per far pranzo e recuperare le cose superflue che abbiamo lasciato stamattina prima della partenza.
Per completezza decidiamo di scendere dal rifugio utilizzando il vecchio sentiero che si snoda lungo placconate rocciose dove qua e là emergono catene e scalini di ferro messi lì per agevolare il cammino quando il sentiero era ancora frequentato.
Sul fondo del vallone costeggiamo il magnifico laghetto glaciale generato dallo scioglimento dei ghiacciao che lo sovrastano.
Rimangono solo più i 7 km di discesa che ci porteranno alle bici.
Uno sguardo indietro per ammirare il magnifico vallone del rifugio Aosta.
...e rieccoci alle macchine!
Non ho parole a posteriori per descrivere tutte le emozioni provate questi due giorni, di sicuro merito della meta che ci siamo prefissati, ma anche e soprattutto della compagnia impagabile del Doc e di Luca e Loris.
Vedrò ancora a fine anno, ma per ora direi che questa uscita si gioca con buone probabilità il titolo di migliore avventura montanara della stagione, vedremo...!