Oggi tenteremo di salire uno dei nostri sogni nel cassetto: il Dente del Gigante! Già da un po' gli abbiamo messo gli occhi addosso e questo weekend potrebbe essere quello giusto per conquistare l'aguzzo quattromila.
Detto fatto, ritrovo alle 3:45 a Madonna dell'Olmo e poi a tutta velocità in direzione della Val d'Aosta che percorriamo per intero arrivando a Courmayeur e da lì in breve alla partenza della Skyway dove parcheggiamo l'auto e prepariamo gli zaini.
Per questa gita insieme a me e Andrea ci sono anche i nostri amici Luca e Loris, instancabili alpinisti appassionati in particolare di ghiaccio.
Alle 6:30 prendiamo la prima corsa dello Skyway che coi suoi due tronconi ci porta rapidamente dai 1200 metri di Courmayeur ai 3460 metri di Punta Helbronner.
Da qui tramite un ascensore e un lungo tunnel scavato nella roccia arriviamo comodamente al Rifugio Torino dove, posati armi e bagagli, decidiamo di fermarci per acclimatarci un po'.
Il panorama che si gode dal rifugio é grandioso, ma il meteo della giornata é abbastanza incerto. Grossi nuvoloni continuano infatti ad arrivare dal lato francese e ad avvolgere a intermittenza il Dente.
Dopo svariate riflessioni decidiamo perlomeno di cominciare a muoverci in direzione della montagna e di decidere poi più avanti se continuare o meno la salita.
Alle 11 in punto calziamo i ramponi e cominciamo a percorrere il Ghiacciaio del Gigante dapprima in leggera discesa e poi salendo con qualche tratto più ripido una volta superate sulla sinistra les Aiguilles Marbrées.
Un ultimo tratto di ghiacciaio ci porta contro le pendici del massiccio in direzione del canalino che permette l'accesso alla cresta rocciosa.
Per entrare nel canalino nevoso superiamo la crepaccia terminale del ghiacciaio che si presenta già un po' delicata per la scarsa consistenza della neve che ci costringe a cercare con attenzione dei validi punti di appoggio per attraversarla.
Una volta in cima al canalino ci togliamo i ramponi e cominciamo a risalire l'interminabile catasta di sfasciumi che ci accompagnerà fin sotto al Dente.
Il meteo é momentaneamente clemente e il sole ci scalda coi suoi raggi mentre risaliamo la china di detriti.
Alle 14 siamo finalmente sulla cosiddetta 'gengiva' dalla quale il Dente del Gigante si erge in tutta la sua possenza.
Non sapendo bene dove scenderemo con le corde doppie, decidiamo di portarci dietro gli zaini completi di piccozza e ramponi per non rischiare di ritrovarcene sprovvisti una volta tornati sul manto nevoso.
Io e Andre ci leghiamo e prepariamo il materiale da arrampicata mentre Luca e Loris fanno altrettanto e...via si parte! Dalla 'Salle à Manger' attachiamo subito il primo tiro di corda che abbassandosi di qualche metro verso sinistra aggira uno spigolo per poi piegare a destra risalendo la parete fino alla prima sosta.
Al momento il primo tiro é facilitato dalla presenza di una corda fissa rossa che dà un po' più di sicurezza su questo primo tratto che é abbastanza esposto.
Poco sotto la Salle à Manger Andre aspetta pazientemente il suo turno per salire.
Siamo ovviamente contenti di salire questa imponente parete di roccia, ma vista la variabilità odierna del meteo speriamo anche che la salita sia rapida per tornare il prima possibile coi piedi per terra sulla gengiva.
Il secondo tiro si alza tra lame di roccia e fessure fino su un comodo terrazzino posto sotto alle magnifiche placche Burgener.
Il panorama da qui é magnifico e qualche sprazzo di sole illumina la parete riempiendoci gli occhi coi giochi di luce giallo-arancioni del granito.
Le placche Burgener sono uno spettacolo della natura, si alzano lisce e compatte lasciando qualche fessura qua e là per i piedi e le mani dello scalatore.
Oggi fa troppo freddo e non possiamo mettere le scarpette da arrampicata, ecco allora che il grosso canapone installato dalle guide alpine ci aiuta a risalire questa sezione della parete puntando bene gli scarponi contro la roccia e tirandoci su a braccia ove la montagna non offre altri appigli.
La parte alta delle placche Burgener (4° tiro) sfrutta una lama di roccia che, salendo verso destra, attraversa per intero la parete fino a portarci ad un ostico diedro verticale di 5 metri circa.
Qui la roccia liscia e l'assenza di spit intermedi rendono il passaggio parecchio duro, obbligando lo scalatore a tirarsi su a braccia sul canapone che tende a scivolare tra le dita per il freddo.
Superato questo passaggio mi ritrovo in compagnia di Loris e Luca sulla quarta sosta della via da cui recupero il mio compagno di cordata.
Ci troviamo ormai sulla cresta finale del Dente del Gigante; io e Andre siamo al settimo cielo e, nonostante il meteo in netto peggioramento, un raggio di sole esce dalle nuvole permettendoci di scattare questa foto.
Loris nel frattempo ha attaccato il tiro successivo superando un primo salto roccioso della cresta.
Qui, nonostante il tiro non sia finito, si ferma attrezzando una sosta intermedia visto che il forte vento rende ormai impossibile comunicare tra compagni di cordata.
Velocemente lo raggiungiamo al nuovo 'avamposto' mentre la nebbia si infittisce e preoccupanti pallini di ghiaccio cominciano a caderci tutto attorno attaccandosi alle rocce.
Loris riparte subito alla volta dell'ultimo tratto roccioso che conduce sulla Punta Sella (4009m) e una volta guadagnata la cima lo vediamo sparire subito dietro alla ricerca della sosta da cui ci potremo calare per tornare sulla 'gengiva'.
Dopo un'attesa apparentemente infinita, ecco che le corde vengono tirate due volte: Loris é arrivato alla sosta e Luca può partire per raggiungerlo.
Senza sprecare un attimo mi metto subito sulla scia di Luca arrivando in breve sulla Punta Sella e da qui, scendendo di qualche metro, all'intaglio tra le due vette.
La madonnina della Punta Graham é visibile a tratti tra la nebbia, ma purtroppo le condizioni meteo e l'ora tarda (sono già le 18:30) ci impongono di scendere il più in fretta possibile trascurando la seconda cima del Dente del Gigante.
Qualche foto veloce all'intaglio tra le due cime e poi giù lungo le tre doppie da 50 metri che ci riconducono alla base della parete.
Riorganizzati gli zaini e calzati i ramponi, cominciamo la lunga discesa verso il rifugio Torino seguendo a ritroso le rampe di sfasciumi che abbiamo risalito all'andata.
Con attenzione raggiungiamo la parte alta del canalino nevoso. Le condizioni della neve nel canale non sono però buone per ridiscenderlo, quindi decidiamo di passare sui detriti del lato di destra fino a giungere sul manto nevoso del ghiacciaio del Gigante.
I pericoli maggiori sono passati, ora ci tocca solo più una lunga camminata su neve.
In lontananza si scorge anche il nuovo laghetto formatosi a causa del gran caldo di settimana scorsa che ha sciolto il ghiaccio circostante, uno spettacolo del tutto nuovo per questa porzione di alpi.
Alle 22 giungiamo finalmente in vista del rifugio Torino che raggiungiamo poco dopo.
L'orario di cena é passato da un po' e al rifugio tutte le luci sono ormai spente. Nonostante la stanchezza e la fame (non mangiamo dalle 10 di stamattina) non ci resta che cambiarci, mettere ad asciugare scarponi, corde, ramponi e andare in camera a dormire.
Il giorno dopo la sveglia suona tardi, com'é giusto che sia dopo la tirata di ieri. Con molta tranquillità scendiamo in mensa a mangiar colazione e prepariamo gli zaini per il rientro in funivia.
Un ultimo giro sulla terrazza panoramica dello Skyway con l'illusione di poter ammirare il panorama circostante, ma ancora una volta i nuvoloni ci tengono compagnia e allora non resta che tornare a valle.
Degna conclusione della gita é stata la pizza che abbiamo mangiato di gusto a Courmayeur.
Grande spedizione e grande soddisfazione di tutta la ciurma per il nuovo 4000 appena conquistato!
Un grazie a Luca e Loris, ottimi compagni di avventura con cui già si pensa a future vette da conquistare insieme!