Questa volta non ci sto. É quasi un mese che non vado in montagna a causa di impegni vari ed assenze improvvise dei miei compari alpinisti.
Per di più questa settimana c'é un meteo spaziale, non una nuvola in cielo fino a venerdì, mentre il weekend danno pioggia e addirittura la prima neve in montagna.
Ho deciso, mi prendo un giorno e giovedì vado ancora a fare un'uscita di arrampicata in Ubaye.
Martedì a metà mattinata chiamo Miky per spiegargli il mio progetto e due giorni dopo alle 9 di mattina siamo in Francia e partiamo a camminare circondati dai magnifici colori autunnali che solo l'Ubaye può regalare.
Partiamo a camminare da Villard d'Abbas, uno sparuto gruppo di casette che si incontra lungo la strada che sale al Col de la Cayolle.
L'obiettivo di oggi é il Chapeau du Gendarme, una bella montagna che sovrasta l'abitato francese di Barcelonnette.
Noi la saliremo dal suo versante Sud lungo la via Sonnez et Montez, un grande classico dell'arrampicata locale.
L'avvicinamento non é trascurabile poiché per raggiungere l'attacco della via bisogna affrontare un dislivello di 700 metri con ferraglia e corde sulle spalle.
Raggiunto il versante Sud della montagna bisogna percorrere un'estetica cengia erbosa che solca elegamente la parete di roccia dividendola idealmente in due parti.
Come indicato dal nome della via suoniamo la campanella e cominciamo a salire il primo tiro (5c).
Parte Miky che dopo pochi metri comincia già ad esaltarsi per l'ottima qualità della roccia, un ottimo calcare caratterizzato da un grip pazzesco.
La linea della via sale diagonalmente verso sinistra, supera uno strapiombo giallastro sempre sulla sinistra per poi arrivare alla prima sosta.
Il secondo tiro passo avanti io (5c/6a).
La scalata si presenta dapprima verticale per poi superare uno spigolo sulla destra ed immettersi su una placca inclinata molto estetica.
Il terzo tiro é breve ma intenso: si supera un primo saltino per poi attaccare una paretina di 7 metri verticale e con pochi appigli (6a) giungendo poco sopra alla terza sosta.
Torno davanti per salire il 4° tiro (6a).
Il tiro é abbastanza lungo. Si risale dapprima una lama di roccia leggermente verso destra e poi ci si sposta più a sinistra per superare una paretina con scarsi appigli ma ben spittata.
Alla fine si esce verso destra per raggiungere la sosta posta su una comoda cengia erbosa.
Miky passa davanti per il 5° tiro (6a+). Si tratta della lunghezza più impegnativa della via: si risale dapprima un antipatico camino, si continua poi in verticale fin sotto un secondo camino a strapiombo che richiede qualche passaggio in dulfer per essere superato.
Torno davanti per il sesto tiro (6a). La roccia é FA-VO-LO-SA: salgo in verticale seguendo delle magnifiche 'cannellures' scavate nel calcare. Si tratta di tanti piccoli canali verticali di scolo dell'acqua scavati nella roccia che si salgono appigliandosi ai piccoli rilievi che si vengono a creare tra un canaletto e l'altro fino alla sosta in uscita sulla sinistra.
Galvanizzato dall'ultimo tratto di scalata chiedo a Miky se mi lascia risalire anche la lunghezza successiva(5c). Come un papà che lascia andare il figliolo a giocare ai giardinetti, Miky mi fa salire al suo posto quest'ultimo tiro.
Salendo scatto una foto verso il basso per immortalare la meravigliosa roccia di questa sezione di parete.
É già abbastanza tardi (sono le 16:30), ma facciamo ancora una scappata fin sulla cresta del Chapeau du Gendarme da cui ci si apre uno scenario fantastico su Pain de Sucre e Grande Seolane illuminati dalle luci di questo tardo pomeriggio autunnale.
Qualche scatto di rito e poi torniamo sui nostri passi per affrontare le 6 discese in corda doppia necessarie per tornare alla base della via.
Alle 18 siamo finalmente ai piedi della parete dove recuperiamo scarpe e zaini.
Appena in tempo, il sole tramonta tingendo la vallata di colori rossastri regalandoci scorci stupendi mentre noi ripercorriamo la lunga cengia a ritroso.
L'ora é tarda, la luce si affievolisce e a casa ci aspettano, ci diamo allora alla corsa e in 20 minuti raggiungiamo la macchina fermandoci poco prima alla fontana di Villard per dissetarci.
Un grazie sincero a Miky che ha sacrificato un giorno di lavoro per venire di nuovo ad arrampicare un po' insieme.