12 Agosto 2018, un giorno che ricorderò a lungo per le emozioni che ho provato e per la soddisfazione di aver salito il Cervino in giornata da Cuneo.
Doverosa premessa: si, ho salito il Cervino con una guida, e mi rendo sempre più conto a posteriori che sarebbe stato da incoscienti tentare la vetta diversamente visto il mio (attuale) scarso grado di preparazione fisica e tecnica.
Parto in macchina da Cuneo alle 4 di mattina in compagnia di Cege col quale abbiamo già salito le Tenailles de Mombrison a Giugno. Dopo 3 orette scarse di guida alle 7 siamo a Cervinia.
Ci prendiamo il nostro tempo per perfezionare il contenuto degli zaini e per bere un caffé al bar del golf, in paese tutto tace ancora a quest'ora.
Alle 8 come da appuntamento i ragazzi che portano i rifornimenti al rifugio Oriondé ci passano a prendere col loro pickup e ci portano su per la tortuosa strada sterrata che conduce al Rifugio Oriondé (2800m).
Alle 9 partiamo a camminare. Il meteo non é limpido come lo era ieri, ma comunque non dovrebbe piovere e cominciamo a salire i ripidi pendii detritici che portano alla base del Cervino.
Dopo un quarto d'ora arriviamo alla cosiddetta Croce Carrel.
Questa croce commemora il famoso alpinista che a metà ottocento percorse per primo la via normale italiana al Cervino lungo la Cresta del Leone che anche noi affronteremo oggi.
Il luogo in cui é posta questa croce non é casuale. Ricorda infatti il luogo dove Carrel perse la vita per sfinimento di ritorno dal Cervino con un cliente.
Continuiamo a salire, l'ambiente é spettacolare col Cervino che sembra emanare nebbie dalle sue creste.
Le nebbie purtroppo da qui in avanti ci avvolgeranno regolarmente, ma il sentiero per ora é ben tracciato. Aggiriamo alcuni nevai sulla destra fino a portarci sotto la verticale della Testa del Leone.
Da qui ci leghiamo perché cominciano le prime difficoltà alpinistiche.
Attraversando qualche couloir in parte ghiacciato giungiamo al Colle del Leone alle 11.
Qui grazie ad una clemenza temporanea del meteo le nebbie si squarciano permettendoci di ammirare i ghiacciai del versante svizzero.
Comincia ora la vera e propria cresta del Leone che si presenta all'inizio detritica per poi trasformarsi in una serie di placche scoscese intervallate da alcuni salti.
Questi salti rocciosi si superano con il pratico aiuto delle corde fisse piazzate dalle guide del Cervino. Di per sé non si tratta di un'arrampicata impegnativa, ma con lo zaino sulle spalle tutti gli aiuti esterni sono ben accetti perché la fatica comincia a farsi sentire.
La più impegnativa di tutte le corde fisse del Cervino é sicuramente la corda della Cheminée.
Si tratta di un salto verticale di una quindicina di metri su roccia con pochi appigli da fare esclusivamente di braccia. Abbastanza faticosa da fare con lo zaino pesante.
Ore 11:40, superate le ultime placche di roccia arriviamo alla capanna Carrel. Qui si svuota lo zaino da tutte le cose superflue (cibo, sacco lenzuolo, vestiti di ricambio, ecc...) e si fa provvista di acqua sciogliendo la neve che ancora si trova nei pressi del rifugio nell'apposito pentolone posto all'interno della capanna.
Riempite le borracce e confrontatici con le guide del Cervino presenti nel rifugetto valutiamo di continuare nonostante l'ora tarda per raggiungere la cima e tornare entro sera alla Capanna Carrel. Di buona lena cominciamo a salire la Corda della Sveglia posta sotto la Grande Tour.
La traccia dalla Carrel fino al Mauvais Pas é a tratti sfuggente e più volte perdiamo la giusta via finendo su scoscesi gendarmi di roccia dai quali ci caliamo per recuperare la traccia della via normale.
Ritrovata la strada superiamo il Mouvais Pas, passiamo di fianco al Rocher des Ecritures (dove Antoine Carrel e Edward Whymper hanno inciso i loro nomi durante la loro spedizione sulla cresta del Leone) e costeggiamo il ghiacciaio del Linceul sfruttando le funi metalliche poste poco sopra la linea della neve.
Al termine del Linceul si raggiunge in breve la Grande Corde, una lunga catena verticale che permette di riguadagnare il filo di cresta e di scollinare sul versante Svizzero.
Sul lato Svizzero c'é della neve fresca caduta nell'ultima settimana, é il momento di calzare i ramponi.
Si risale con picca e ramponi sui ripidi pendii innevati del versante elvetico su terreno misto fino a raggiungere il Pic Tyndall.
Sul Pic Tyndall facciamo un attimo di pausa, la differenza di dislivello comincia a farsi sentire, stamattina eravamo a Cuneo a 600 metri di altitudine e 10 ore dopo ci troviamo a 4240 metri senza l'acclimatamento che ci avrebbe dato una notte passata alla Capanna Carrel.
Per fortuna non é la quota a farsi sentire, ma solo la stanchezza nelle gambe, pazienza, si stringe i denti e si continua a salire.
Per la verità ora più che salire dobbiamo percorrere la tortuosa cresta Tyndall che si presenta quasi orizzontale, ma frastagliata da vari torrioni da superare con qualche passo di arrampicata e brevi doppie per scenderli in sicurezza.
C'é un po' di nebbia che sale dal versante italiano, ma ogni tanto il sole fa capolino mostrando scenari vertiginosi quanto magnifici.
Alla fine di questa cresta si giunge al cosiddetto Enjambée, un passaggio da fare in spaccato quando non c'é neve e che permette di passare coi piedi dalla cresta Tyndall al castello terminale del Cervino.
Sono le 15:30 e le ultime cordate che oggi hanno tentato la vetta stanno scendendo per rientrare in tempo alla Capanna Carrel. Dobbiamo sbrigarci anche noi se vogliamo fare in tempo a tornare indietro con le ultime luci.
Il percorso per arrivare al Col Felicité non é scontato poiché le tracce lasciate sulla neve dagli alpinisti precedenti seguono linee diverse, non tutte corrette.
La stanchezza comincia a farsi sentire e arrivare a questo colle sembra richiedere un tempo infinito.
Da qui si sale ancora un po' per raggiungere le prime corde fisse della testa del Cervino.
Dopo un paio di corde fisse si arriva alla famosa Scala Jordan, letteralmente una scala a pioli in legno agettante nella prima parte da risalire con attenzione.
Ancora qualche passaggio e poi si traversa sopra all'emozionante placca Wentworth.
Sotto di noi c'é un tappeto di nuvole bianche che ci isola dal mondo sottostante, sembra letteralmente di passare in un'altra dimensione.
Siamo appena entrati nell'Olimpo delle Montagne, quelle con la M maiuscola.
Dopo questa placca le difficoltà si riducono e in breve si guadagna la croce di vetta posta tra le due cime italiana e svizzera.
Sono le 17:00 e siamo in vetta al Cervino!
Ci prendiamo un buon quarto d'ora di pausa per ammirare il paesaggio sul lato svizzero.
Giù in basso si vede Zermat e di fronte a noi i 4000 elvetici.
Ma non possiamo dilungarci troppo, siamo stretti coi tempi e alle 17:20 cominciamo a scendere.
A queste quote scendere é decisamente meglio che salire a livello di fatica fisica, ma la concentrazione mentale deve essere massima perché le gambe sono già un po' molli ed é meglio non sbagliare neanche un passo.
Finite le corde fisse buttiamo un occhio alla parete appena scesa, impressionante!
Tornare alla capanna Carrel richiede ancora un bel po' di tempo e la vista della lunga cresta Tyndall ancora tutta da percorrere a ritroso non é così incoraggiante.
La discesa é lunga, ma alla fine alle 21 arriviamo alla Capanna Carrel con le ultime luci del tramonto.
Non ho quasi fame, ma le guide del Cervino ci offrono comunque un thé caldo che gusto lentamente insieme a qualche torcetto al burro che mi sono portato da casa.
La notte praticamente non si chiude occhio al Carrel, tutti allo stretto e sulle dure assi di legno della capanna, ma poco importa, la cima é già stata conquistata. Durante la notte numerose cordate si alzano dalle 3 alle 5 di mattina per tentare la cima, ma torneranno tutte indietro a causa del vento forte che si é alzato in cresta.
Dopo una colazione abbondante a base di thé, prosciutto e formaggio ci prepariamo a scendere a valle.
La mancanza di sole non permette al ghiaccio creatosi durante la notte di sciogliersi quindi anche sotto la Carrel bisogna muoversi con attenzione per non scivolare sulle placche ghiacciate.
Superato il Colle del Leone il peggio é passato, ora si scende slegati per pietraie fino all'Oriondé.
Ultimi salti rocciosi prima di arrivare all'Oriondé.
Il tempo sta peggiorando e sono ben contento di non trovarmi più sulla Cresta del Leone.
Poco sopra Cervinia passiamo di fianco alla bellissima cappella dedicata agli Alpini.
Il posto é stupendo e ormai mancano poche decine di metri di dislivello per tornare alla macchina.
Arriviamo a Cervinia appena in tempo per evitare il diluvio universale.
Per festeggiare la buona riuscita della spedizione ci concediamo due birre e un paio di ottimi panini al Bar Yeti.
Qualche consiglio per chi volesse tentare la salita al Cervino:
* salite dal lato svizzero (é più costoso dormire all'Hornlihutte, ma é più facile salire la cresta dell'Hornli)
* effettuate la salita in due giorni, dormire una notte in quota permette di acclimatarsi e di faticare meno il giorno dopo durante l'ascesa alla vetta