HOMEPAGE WEBCAMS TOUR 360° GITE

Siamo a fine settembre e fa già un freddo cane. Va però detto che il freddo non ci ha mai impedito di andare a conquistare qualche cima e non é successo neanche questa volta.
Con Andrea decidiamo di scalare uno di quei '3000 mancati' che tanto abbondano nelle nostre vallate. La scelta ricade sulle cime di Vens (2952 m), una cresta abbastanza ardita caratterizzata da due rilievi principali (Nord e Sud).
Detto fatto alle 7 e mezza partiamo a camminare da Prati del Vallone accompagnati da un freddo becco e da un fitto nebbione che ci lascia un po' perplessi sul meteo che troveremo oggi in alto.

 

Per fortuna dopo un quarto d'ora di camminata usciamo dalla coltre di nubi e il panorama che ci si presenta guardando il fondovalle diventa notevole.
Ci prendiamo un po' di tempo per effettuare qualche sorvolo del mare di nuvole col drone e per fare qualche scatto.

 

Continuando a risalire il Vallone Superiore di Pontebernardo giungiamo in vista del rifugio della Lausa.
Il sole continua a fare capolino di tanto in tanto tra le nuvole e sia io che Andre rimaniamo in attesa che si decida definitivamente ad uscire allo scoperto a scaldarci!

 

Nell'attesa Andre decide di mettersi già in maniche corte (non si sa mai).
Ad ogni modo la maglietta dei pokemon con Charmander e Charizard meritava uno scatto.

 

Continuando a salire arriviamo nella conca finale del vallone chiusa da una barricata rocciosa che si snoda dalla Cima Borgonio fino alla Rocca Rotonda.
Noi ci spostiamo sul versante di destra (sole finalmente!) puntando veso il Passo di Vens.

 

Il Passo di Vens si raggiunge rimontando un conoide di detriti ed erba solcato da un sentierino a zigzag parecchio comodo e graduale.
Qualche metro sotto il passo sorge un ricovero probabilmente usato all'epoca dai militari per sorvegliare il confine con la Francia.

 

Dal Passo di Vens ecco che si apre il panorama verso la Francia. L'occasione é ottima per fare una pausetta!
Dal colle si vedono bene il Lac de la Montagnette e più in lontananza il gruppo degli Chambeyron.

 

Dal Passo risaliamo una paretina di 6-7 metri sulla destra portandoci a livello di un'ampia cengia che quasi pianeggiante procede sotto i contrafforti delle Cime di Vens ormai ben visibili.
La via normale di salita (che scopriremo solo al ritorno) sale sulla Cima Sud con una piccola traccia segnata da sporadici ometti.

 

Io e Andre invece seguiamo un ometto fuorviante che ci fa entrare in una canale abbastanza ripido e umido dove perdiamo ogni traccia di passaggio umano.
Decidiamo comunque di andare avanti mettendo un po' le mani sulla parte finale del canale caratterizzata da una paretina di granito lichenato.

 

Delle particolari infiorescenza giallognole ci accompagnano durante l'ascesa.

 

Finalmente dopo una ventina di metri di arrampicata finale guadagnamo la cresta ritrovandoci nei pressi della Cima Nord di Vens.
Seguiamo quindi il filo di cresta per raggiungere la cima Sud da cui speriamo di trovare il sentiero per scendere (l'idea di ridiscendere dal canale non ci attira per nulla).

 

Il panorama si apre ulteriormente mostrandoci ora anche il rifugio di Vens e il primo dei laghetti omonimi che avevo già visto con papà durante la gita sull'Aiguille de Tortisse.

 

L'avvistamento di un gipeto in volo rapido sulla nostra zona ci coglie di sorpresa e non ci da il tempo di tirare fuori la macchina foto, siamo obbligati a ripiegare sui cellulari.
Dopodiché ci mettiamo comodi (per quanto possibile sulla stretta cresta) a mangiare i nostri panini e a fare qualche filmato col drone.

 

Consumato il pasto e fatte le foto di rito arriva l'ora di scendere.
Seguendo ancora la cresta in direzione Sud raggiungiamo un colletto dove troviamo gli ometti che indicano la via normale, ci siamo!
Ci concediamo ancora di risalire un piccolo gendarme che ci offre una vista molto bella sulla cresta appena percorsa e sulle due cime di Vens.

 

Dal colletto si percorre una piccola cengia che scendendo in diagonale ci riporta sulla traccia percorsa all'andata.
Ci prendiamo qualche minuto di break nel quale costruiamo un paio di ometti per aiutare i prossimi alpinisti a non perdere il sentiero come successo a noi stamattina.

 

Sulla via di ritorno verso il Colle di Vens ci teniamo vicini allo spartiacque per cercare una via più veloce per il ritorno.
Il Vallone Superiore di Pontebernardo infatti é proprio sotto di noi sul versante italiano e sembra possibile trovare un canale che ci permetta di raggiungerlo direttamente evitando di tornare fino al Colle di Vens.

 

Et voilà, trovato! O almeno così ci sembra. A vista non si capisce bene se ci saranno dei salti, ma almeno la parte iniziale del canale sembra fattibile e allora di comune accordo (Andre a dire il vero non é molto convinto) cominciamo a scendere.
Il canale é composto da terriccio e pietre non troppo instabili, solo a metà troviamo un salto di rocce che rusciamo ad aggirare sfruttando dei gradini rocciosi sulla sinistra orografica.

 

Dopo una decina di minuti di discesa ci ricongiungiamo col sentiero percorso all'andata.
Le difficoltà sono ormai finite e scendendo ci prendiamo tempo per far qualche scatto.

 

Passiamo di nuovo a fianco del Rifugio della Lausa ed ecco comparire nuovamente il mare di nuvole che continua ad attanagliare il fondovalle.

 

Il paesaggio torna a tratti spettrale, ma al contempo ci offre anche giochi di luce interessanti con i colori autunnali degli alberi e dei rododendri che crescono a Prati del Vallone.

 

Ed infine rieccoci al Rifugio Talarico.
Prima gita dell'anno con Andrea che coi suoi mille impegni fatico sempre a vedere e con cui ci eravamo limitati a qualche arrampicata sporadica durante l'estate.
Gita da 1200 metri di dislivello fatta in scioltezza e soprattutto in tranquillità abbondando con le pause per far foto e più in generale per goderci la montagna.