Siamo a metà Agosto e il meteo é davvero generoso in queste settimane elargendo giornate di sole una di fila all'altra.
Dopo la gita di settimana scorsa in Ubaye decidiamo di tornare oltre confine questa volta fermandoci all'altezza di Larche.
L'obiettivo di oggi é la Tete de Siguret, uno di quei 3000 situati appena oltre il confine italiano come la Meyna sua dirimpettaia.
Andrea é sempre pronto all'azione e non esita a seguirmi in questa gita per una volta più escursionistica che alpinistica.
Alle 7 e 30 di mattina parcheggiamo l'auto in un piccolo spiazzo bordo strada nei pressi di Certamussat e messi gli zaini a spalla cominciamo a camminare.
Per prima cosa bisogna attraversare il fiume Ubayette, compito facilitato da un comodo ponte di legno, e poi si comincia a salire seguendo uno stretto e ripido sentierino.
Dopo una ventina di minuti di cammino, si attraversa un ruscello che taglia il sentiero, la foresta si apre e ci immettiamo in un largo altipiano erboso dove il sentiero si perde e si trovano solo dei radi ometti che sorreggono dei rami piantati in verticale.
Qui come di consueto (stando alle relazioni lette) si perde il sentiero e così capita anche a noi. Risalendo comunque i pratoni dritto per dritto si ritrova il sentiero poco oltre la linea degli alberi che ricominciano al fondo dell'altipiano.
Salendo ancora incontriamo sulla destra un alpeggio gremito di pecore. La valle ora diventa più spoglia, gli alberi sono più radi e raggiungiamo una conchetto che ospita un laghetto paludoso.
Da qui pieghiamo decisamente a sinistra per guadagnare un colletto (Col de la Draille) che ci permette di cambiare vallata ed immetterci nel Vallon Long.
Una volta superato il colletto una traccia ci permette di guadagnare il centro del vallone senza perdere quota.
Compaiono montagna caratterizzate da rocce stratificate che creano linee belle e sinuose.
Si deve ora raggiungere il colletto posto tra la Crête des Lacs Froids e la cupola finale della Siguret.
La traccia scompare e con Andre risalgo al meglio l'ultima rampa di detriti giungendo in breve al colle.
Attaccate le ripide cenge finali, raggiungiamo la vetta dopo una decina di minuti dal colletto sorpassando un gruppetto di francesi e belga.
Col dottore siamo andati bene oggi tant'é che sono appena le 10 e mezza: abbiamo tutto il tempo di rilassarci. Facciamo la classica foto di vetta (la croce in legno sembra abbastanza recente anche se la grossolana scritta a vernice rovina un po' l'insieme).
Il gruppetto di escursionisti incrociati poco prima raggiunge anche lui la cima e fatte due parole cominciano molto gentilmente ad offrirci pane salame e genepi!
La compagnia é cordiale e la temperatura piacevole, ma dopo un'oretta decidiamo di cominciare la discesa.
Uno sguardo ancora verso Barcelonnette che si vede splendidamente da quassù e dopo qualche ultimo scatto fatto in compagnia degli escursionisti francesi torniamo al colletto posto sotto la cima.
Da qui decidiamo di fare un percorso ad anello: al posto di scendere a destra nel vallone da cui siamo arrivati all'andata, scendiamo a sinistra nel vallone della Duyère (il vallone che seguivamo ad inizio gita prima di scavalcare il Col de la Draille).
Scendendo faccio ancora una foto al colletto e alla cupola terminale della Siguret caratterizzata anch'essa da una miriade di cenge parallele a strati.
Dopo un paio di risalti di roccia il vallone si apre e ospita un magnifico laghetto blu (Lac de la Motte).
Vista l'ora ci concediamo qualche foto e un attimo di relax sulle sue rive costellate da infiorescenze bianche.
Il sentiero ora piegherebbe a sinistra per aggirare una barricata rocciosa di una trentina di metri formando un'ampio tornante che non abbiamo voglia di percorrere.
Andre per fortuna trova un canalino erboso (abbastanza ripido) che solca il salto roccioso e ci permette di raggiungere i prati sottostanti con notevole risparmio di tempo.
Scendiamo ora per tracce e piegando decisamente a destra superiamo un ultimo saltino roccioso immettendoci in un altopiano di prati dove stanno brucando decine e decine di pecore (probabilmente quelle viste all'alpeggio stamattina).
Siamo ormai agli atti finali, superiamo l'alpeggio e ci immettiamo nella foresta seguendo il sentiero.
Dopo una decina di minuti di cammino ci accorgiamo che il sentiero che stiamo seguendo non é quello dell'andata, ma uno più in quota che porta ad un fortino.
Andrea propone di buttarci giù dritto per dritto tra gli alberi per cercare il nostro sentiero e alla fine, dopo esser scesi di un bel po', ritroviamo il percorso.